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martedì 20 marzo 2012

PG's background: Aaron Kenith Palmer

Da quando gioco di ruolo sono spesso master, quindi ho potuto condividere le mie storie con decine di giocatori e ho cresciuto una valanga di personaggi. Questo mi permette di essere nonno di molti altri PG - Personaggi Giocanti - che, anche se vivono le loro storie con altri narratori, mi vengono comunque presentati per consigli e correzioni.



Questo primo personaggio che vi presento viene dal mondo di Vampire: the Masquerade, in assoluto il gdr che meglio conosco. Aaron Kenith Palmer dei Toreador, arrivato ora sino ai giorni nostri.
Ideato da Mirko Marcelli, scritto da Marco Urbani e da me parzialmente corretto, questo background - la vita del PG precedente ai tempi giocati - è decisamente una delle storie più complete, fini e documentate che abbia mai letto per un personaggio d'un gioco di ruolo. Ben più di un semplice background.
Buona lettura


1927 – Londra
È già trascorso metà secolo e l’unica spiegazione che posso pormi riguardo al perché in questo momento abbia deciso di macchiare d’inchiostro le ultime pagine di carta di questa vecchia Smith Premier è fondamentalmente la paura di dimenticare.
Un timore basso che ben si riflette nell’assurdità del fato che mi attende. Ammetto di non essere particolarmente abile con la battitura a macchina e se non fosse per i contenuti altamente personali avrei volentieri affidato il mio dettato al mio caro compagno Radovid Romcech, il quale recentemente si è dimostrato particolarmente abile in queste mansioni e che, in questo momento, sta con cura e rammarico preparando le mie valige.



Odio i treni, specialmente le locomotive dell’epoca Stephenson che con questa diavoleria della meccanica a vapore non facevano che disturbare il beato sonno degli abitanti del centro di Londra. Non nego e non dimentico che fu proprio grazie al carico merci di una Locomotion del 1821 che quattro anni dopo vidi la mia prima luce.


Una certa Anne Marie Powell nel tragitto King’s Cross Station/London Bridge era la donna che portava in grembo il figlio illegittimo del marchese Anselm Gascoyne-Cecil dell’omonima casata. Un amore che durava da lustri. Da ciò che si narra fu proprio Algar Mason, allora parroco del distretto Westminster, a far in modo che potessi diventare un orfano ben accetto dai garzoni della casata.



Stephenson Locomotion della linea Stockton-Darlington


1836 – Londra

Appena compiuti gli 11 anni fui facilmente iniziato allo stoccaggio delle primizie e materie prime gastronomiche che subentravano via binario presso la grande raccolta merci del Bridge. Distante pochi isolati era sita villa Gascoyne, dove cibo, acqua e riparo rappresentavano il mio unico salario. Per anni ogni giorno collaborai a trasportare e stipare in cantina tutto ciò che mi veniva richiesto.


Il padrone, allora mio sconosciuto genitor, si adombrò funestamente quando per mia mano quella cassa di prelibato Charrére si ruppe. Non passarono pochi minuti che mi trovai al richiamo del padrone, il quale, stranamente, mi attendeva nel suo ampio studio adornato di ogni bene brandendo un vecchio libro di cuoio. Era proprio su quelle antiche sedie rivestite di seta rossa che il fu garzone concepì il suo triste passato.


La passione per la mia defunta mater non fu mai assopita da parte del marchese, il quale conservava gelosamente le loro missive scambiate nel corso degli anni all’interno di quelle copertine di cuoio. Ciò mi permise, non appena compiuti i 18 anni, di rivestire ruoli paralleli alla casata quale portacappelli dei contabili di famiglia, alternando il tutto con lunghe sessioni di istruzione commerciale private presso la non lontana residenza del parco Victoria Tower Garden. Il nobile sangue del mio genitore iniziava a manifestarsi fortemente una volta trascorsi i primi 20 anni di vita, e la mia predisposizione a stringere durature relazioni di amicizia con i commercianti associati all’economia della casata iniziava a dare i suoi frutti. Non passarono molti anni che la somiglianza con il marchese iniziò a divenire un imbarazzo all’interno di quelle mura, tanto che non appena gli occhi della servitù iniziavano a posarsi con maggiore insistenza sulla mia persona, decisi sotto consenso del padrone di dissociarmi dalla casata.

...che la somiglianza con il marchese 
iniziò a divenire un imbarazzo. 

Le relazioni intrattenute durante il mio apprendistato con i clienti dei contabili di famiglia furono certamente il primo gradino che mi permise di costruire la lunga scala della mia attività. Infatti a cura del mio aspetto, non propriamente nella media, Annette Bertrand, cugina francese di certo Kendal Rogers allora eccellente importatore locale affiliato con la casata, decise che i costosi prodotti maturati nelle colline francesi della sua graziosa tenuta, lo Château de Châtagneréaz del Mont-sur-Rolle, sarebbero potuti divenire una mia esclusiva, al patto di ben ricordare a lei e le sue gioviali amiche in trasferta a Londra quanto un vero gentiluomo inglese sia riconoscente nei confronti di tanta bellezza.



Château de Châtagneréaz - Mont-sur-Rolle



Avevo appunto da 5 anni maturato la capacità di infondere la fiducia in chi, rivolgendosi a me, cercasse una buona partita di Chateau o Camembert. Detto propriamente, il mio cuore non è mai stato colmo d’amore per i francesi, ma non nego che costoro possano vantare dei prodotti unici e imperdibili. Come anche una grande passione per tutto ciò che sia incredibilmente superfluo. Inizialmente le consegne ad-personam erano la mia peculiarità, queste mi permettevano di entrare con garbo direttamente nella vita dei miei acquirenti che spesso si dimostravano così lieti della mia compagnia tanto da invitare i propri conoscenti in occasione delle mie consegne.


Nel salotto degli Allen, fu proprio la allor matura e cortese Sharyl Katelin Allen ad invitarmi ad asciugare il mio vestiario intriso della grigia acqua londinese. Ed è allora che conobbi la donna che mi aprii le porte per l’industria dell’import quanto gli splendidi bottoni in madre perla della sua camicia. La relazione durò per 3 anni e all’approssimarsi dei 28 la mia fama di intenditore e di buon commerciante aveva percorso quasi tutta Londra. Cominciai naturalmente ad assistere con i miei prodotti la buona ristorazione londinese e le nobili famiglie del centro. Ciò mi portò per assurdo a fare affari proprio con i Gascoyne a distanza di poco tempo.


...che mi aprii le porte 
per l’industria dell’import 
quanto gli splendidi bottoni 
in madre perla della sua camicia. 

1860 – Londra

All’età di 35 anni, conclusa da poco la guerra di Crimea, le mie attività avevano attirato l’attenzione ed il palato dell’allora segretario di palazzo Westminster. Sir Edward Francis Robinson decise di ospitarmi nei suoi spazi designati, al fine di elaborare con la sua consorte un excursus enogastronomico indicato ai loro personali gusti.




Vista della St. Stephen's Hall del palazzo parlamentare Westminster



Con la mia presenza e la mia esperienza deliziavo occhi, cuore, palato e carne della allor signora Robinson, la quale evidentemente giovane sentiva di nutrire ancora desideri che un uomo ormai corroso dall’età e dal lavoro come il segretario aveva da tempo dimenticato. Ella manifestava ardito interesse per i liquori mediterranei, quali il Passito pantesco, Makedoniko greco e Raki turco, quest’ultimo costituito da una pregiata acquavite aromatizzata con anice e menta, data la sua vergognosa semplicità e bontà, spopolava tra i palati dei nobili fondamentalmente in via della rarità che esso rappresentava


In 15 anni l’amore sbocciato all’alba di quell’autunno non fu mai scoperto. Grazie al fidato Radovid Romcech, allora compiacente maggiordomo di casa Robinson, la relazione si arricchiva di piacevoli trascorsi con la mia amata Elinor. La sua grazia era incomparabile, nulla poteva scomporla oltre che giacere sul mio corpo quasi ogni settimana e la sua pelle era inconfondibile, avrei ricordato perfettamente il suo colore ricco e le sue lentiggini appena manifeste in viso. Tanta era la sua acutezza e garbo che anch’essa era ben voluta dalla gens quanto il sottoscritto, e con il suo fare chetamente perspicace non aveva bisogno di scrivere libri sovversivi o vestirsi da uomo per combattere il conservatorismo maschile dell’epoca. Spesso effettuava visite inaspettate e ben gradite all’interno della nuova fabbrica tessile presso la Forum Magnum Square dove numerosissime iniziavano a percepire i loro primi ed autonomi salari. La signora Robinson portava vivande di ogni genere tanto alle operaie quanto ai dirigenti ed era indiscutibile come gesti apparentemente banali per le loro finanze potessero invece arricchire la sua fama all’interno della società giorno dopo giorno.

...gesti apparentemente banali 
per le loro finanze 
potessero invece arricchire la sua fama...

Elinor spesso sognava di climi caldi ed accoglienti come buona parte della società londinese ma in noi bramava viva l’infantile voglia di allontanarci da quelle grigie seppur familiari piogge d’oltremanica ed iniziare a maturare il nostro amore in via del tutto indiscriminata.



1870 – Londra/Cipro

L’isola di Cipro, posta nel mar Mediterraneo appena abbracciata dalle coste turche, era divenuta per il popolo inglese un’eccellente opportunità di colonizzazione e l’allora segretario ricevette il trasferimento in loco per appurare la solidità e l’organizzazione degli ambasciatori locali. Decise perciò una sera di maggio di convocarmi presso la sua residenza a palazzo e mi intimò di seguirlo sotto lauto compenso nella sua prossima traversata assieme alla sua compagna ed al suo uomo di corte, assicurandomi che i suoi stessi consiglieri avrebbero preso in cura il mio business locale. Inizialmente perturbato da una tale richiesta vacillai, ma fu sufficiente pensare all’assenza della mia amata durare quasi un anno a farmi inesorabilmente cambiare idea. Ci imbarcammo giorni a seguire sulla imponente Royal Navy in partenza da Tilbury per poi raggiungere l’isola sventurata ben due settimane dopo.


Il nostro sogno infantile si avverò, e trascorrevano le giornate passeggiando sotto al sole cocente degustando climi, sapori e nuove culture protetti dall’occhio della nostra terra natale. Conobbi alquanto bizzarre tradizioni popolari e non persi tempo alcuno per affiatarmi con i locali imprenditori, ricchi signori che ancora ricordando l’epoca ottomana si impegnavano saldamente a donare al nuovo paese tutti i servigi del caso. Il viaggio, oltre a contribuire alla mia personale esperienza, mi fece dono di amicizie compiacenti nei confronti del mio settore e le consegne di Raki nella vecchia terra non videro mai periodo più proficuo accompagnate da ricette originali e ricercate come quella del Misir, dolce di appartenenza sultana che venne volentieri preparato dinanzi ai miei occhi in più di una occasione.




Panoramica del molo di Tilbury



Elinor adorava i purpurei tramonti del luogo e non passava sera che assieme a lei non ci concedessimo delle fugacee trasferte lungo mare dove all’interno di un capanno adibito alla riparazione dei mezzi navali potevamo respirare a pieno tutto il nostro amore. A sera tarda, prima che il coniuge Edward rientrasse dagli studi dell’ambasciata, brindavamo alla nostra storia assieme al nostro caro Radovid che di gusto accettava dolci, frutta secca e liquori da me racimolati lungo il paese.
Il nostro sogno durò per un anno esatto prima che la Royal Navy dovette riconsegnare alla sua terra grigia il suo sottoposto.


Caso volle che proprio in seguito alla gravidanza inaspettata della mia amata lo stesso segretario decise che per me ed il compiacente maggiordomo di casa Robinson non ci fosse più modo alcuno di calpestare suolo londinese.
Spostai silentemente i miei affari e la mia vita a Birmingham, lasciandomi alle spalle la città che vedette nascere me, il mio più grande amore e la mia prossima progenie. Non seppi più quale fu il destino di Elinor, né tantomeno riuscii a vedere mia figlia. Da che il mio cuore ancora batteva.



Foto in adunata dell'equipaggio al rientro della Royal Navy


1875 – Birmingham

Alla metà del mio cammino mi impegnai anzi tutto ad ottenere quello che era il giusto compenso di gratitudine nei confronti di Radovid, quell’uomo aveva celato nel suo cuore per anni la mia più grande gioia ed il mio più grande errore. Oltre all’adeguato supporto finanziario mi impegnai seriamente al fine che il mio nuovo compagno d’avventure potesse esercitare la professione che maggiormente gli si confaceva, presso alcuni nobili conosciuti all’opera del Symphony Hall i primi mesi della mia permanenza.


La famiglia Mills sembrava la candidata maggiormente indicata, tanto che offrii loro svariate volte la mia presenza durante i commensali che allestivano mensilmente, portando ovviamente con me il buon umore e la mia gratitudine. Passò neanche un anno che il mio compagno aveva fatto strada tra le mura di casa Mills ed ogni sera i turni si facevano sempre più intensi, tanto che iniziai a preoccuparmi seriamente per la sua salute.


Avevo allestito un’attività cooperativa con gli importatori locali e le splendide fortune accumulate in passato mi permettevano di distinguermi dai semplici imprenditori e la stretta conoscenza dei Mills iniziò a dare i suoi frutti, nonostante non avrei mai più toccato lontanamente il prestigio che in precedenza avevo saggiato. La mia sete di successo e le mie ambizioni stavano man mano affievolendo e mi rilegai esclusivamente all’importazione di Bordeaux che sembrava andare per la maggiore.



1876 – Birmingham

Radovid era instancabile e, a causa delle sue lusinghiere parole nei miei confronti, il conte Kendal Mills iniziava ad invitarmi con una seccante cadenza. Notai da subito come costui nella sua eccentricità manifestasse particolare interesse per la musica ed il vestiario, tanto che la sua vasta collezione di cappelli d’epoca iniziava a darmi sui nervi. Fortuitamente la compagnia affabile della sua consorte risollevava la monotonia di quegli adagi che riecheggiavano per tutta la villa. La signora Ada Mills era una donna la quale silhouette prendeva parte perfettamente con l’arredamento XVIII secolo che componeva le stanze, la sua stessa camera da letto mi ricordava terribilmente le stanze del palazzo che fecero di me l’esiliato che sono oggi. Passava ore ad acconciare i suoi lunghi capelli rossi dopo che cortesemente chiedeva il mio piacere. Non nego che tanta era la sua bellezza che ritenevo il mio compagno d’avventure molto fortunato nel dover servire ogni giorno la sua attuale padrona.

 Passava ore ad acconciare 
i suoi lunghi capelli rossi 
dopo che cortesemente 
chiedeva il mio piacere. 

Si avvicinava nuovamente l’autunno ed in me la sensazione che qualcosa di storto potesse avvenire era ormai cosa solita, ma non mi sarei mai aspettato che quella sera Radovid mi implorasse di seguirlo nel suo giorno libero. Nel cuore della notte mi portò con sé lungo la strada verso il quartiere di Smethwick a bordo della lettiga dei Mills e, fermati presso i locali più popolani del quartiere, mi consegnò 60 sterline chiedendomi di portare in sella il ragazzo più attraente che avessi incontrato all’interno delle locande. La proposta mi sembrò a dir poco eccentrica e cominciai a pensare che la lunga permanenza all’interno di quella famiglia fosse per lui motivo portante della sua inaspettata direttiva. Ma accettai con gusto l’impresa, tanto che per una volta dopo anni fui contento di passare nuovamente il mio tempo con lui.


Bastò un ora che il baldo ma stanco viandante Henry mi seguì aspettandosi di conoscere belle persone che lo avrebbero facilmente aiutato a trovare un lavoro in città. Raggiunta la villa dei Mills costoro, dopo i graditi convenevoli, mi chiesero di mettere a suo agio il giovane spaesato da tanta ricchezza e mi porsero ampia scelta di vivande e vini. Terminata la degustazione con una cospicua allegria dovuta al mio ottimo Bordeaux, la bella Ada scese la scalinata assieme al conte chiedendomi di trascorrere la serata con suo marito, il quale aveva in serbo per me degli importanti affari.

Avevo ormai capito 
quanto il conte fosse eccitato 
dalle avventure della moglie...

Notai come Radovid fece strada al giovane indicandogli le stanze della signora. Ormai avevo capito quanto il conte fosse eccitato dalle avventure della moglie e sembrava mi conoscessero da sempre per quanto le vicende non venissero affatto celate dinanzi ai miei occhi.
Accompagnati da gemiti che dal piano sovrastante ben si mescolavano con la musica in sala, seguii una lunga ed interessante conversazione che vedeva me come futuro ed unico rifornitore di quattro famiglie di loro conoscenza. Dopo neanche un’ora notai come l’aggraziata postura della signora Ada avesse assunto movenze alquanto disinvolte. Di un roseo intenso che si avvicinava al colore dei suoi capelli mi si avvicina baciandomi dinanzi al marito e ringraziandomi per l’ottimo vino e la compagnia che aveva ricevuto grazie al mio aiuto. Terrorizzato da una potenziale reazione del conte mi alzai in piedi di scatto, ma quest’ultimo sorrideva tranquillizzandomi e mostrava una gioia inequivocabile nel suo sguardo, tanto che stringendomi la mano con i suoi guanti color avorio mi disse: “Mi è permesso invitarla a cena l’indomani? io e mia moglie non ci stanchiamo mai della sua inebriante compagnia.” Lusingato accettai.


L’indomani mi recai per cena alla villa, erano presenti alcuni conoscenti del conte molto affabili con i quali trascorsi la maggior parte della serata a descrivere la mia grande passione per i vini francesi. Terminata la cena i padroni ed altri due amici si ritiravano brevemente nelle loro stanze ritornando in sala pochi minuti dopo con un aspetto decisamente più sollevato. Gli altri quattro invitati erano intrattenuti da me e Radovid che quasi insistentemente mi chiedeva di riempire loro i calici ogni qual volta questi finissero. Al termine della serata gli invitati alloggiavano nelle camere alte della villa, mentre io, dovendo terminare dei lavori di carta, tornai tra le mie mura dopo aver ricevuto gli ossequi dei Mills.



Posa della contessa Ada Mills


Queste cene durarono per due mesi, e spesso alloggiavo anch’io nella villa e tutte le mattine i coniugi partivano lasciandomi biglietti di riconoscenza sull’ampio tavolo della sala centrale ed uscivo autonomamente. Radovid accompagnava i conti tutte le mattine e rientravano sempre quando ormai la luce aveva fatto il suo corso ed io, stanco dal lavoro, esorcizzavo volentieri le mie serate con la compagnia della contessa Ada quando non era impegnata con altri invitati.


1877 – Birmingham

Festeggiavamo il nuovo anno, non mi ricordo quanto bevvi quella sera, ma ricordo perfettamente la candida coperta di seta ambra, il noce del grande letto posto al centro della stanza e la folta chioma rossa della contessa che, poggiandosi sul mio addome, volteggiava sinuosa. Un forte calore penetrò dal mio ventre risalendomi la schiena e facendomi sentire maestosamente stanco, tanto che ebbi immediatamente la sensazione di svenire.
Fu l’ultima volta che degustai il mio Camembert preferito.

...che degustai 
il mio Camembert preferito. 


1927 – Londra

Come si intuisce la mia vita è radicalmente cambiata da quel giorno di 50 anni fa. La famiglia Mills era diventata il mio affezionato punto di partenza per la scoperta della Birmingham che non conoscevo di giorno. Precedette il mio ritorno a Londra influenzato del mio caro compagno che ormai affettuosamente chiamavo Raddy a causa della assonanza con il colore dei capelli del nostro nuovo genitore. Sono passati molti anni da quando facemmo nostro il nettare della famiglia Mills, questo ci ha permesso di affrontare la grande città in piena espansione con il giusto spirito.


Il Sig. Romcech era divenuto al contrario delle mie aspettative un personaggio ben noto nella società che frequentavamo, tanto che ormai era lui ad invitarmi alle feste più esclusive chiedendomi amichevolmente di occuparmi del vino da servire ai banchetti.



Giardini dell'avveniristico Crystal Palace.



L’autunno arrivò di nuovo e quella sera numerosi fratelli ci avevano caldamente chiesto il nostro contributo e presenza ad un evento che si sarebbe svolto in maniera epocale al Crystal Palace, dove numerosissimi invitati sarebbero stati partecipanti al nostro più grande banchetto di sempre. L’atmosfera era sensazionale e si pregustava nell’aria ciò che erano i caldi battiti d’estasi dei nostri invitati, i quali ammaliati dagli splendidi dipinti e dalle imponenti cupole non resistevano alle audaci conversazioni dei più noti volti della nostra società.


Proprio a tarda serata prima della chiusura dei sipari scorgo tra la folla ciò che sembrava una figura nostalgicamente familiare, una donna ormai superata la metà e con dei capelli setati si muoveva con grazia tra le fauci pregustanti dei lupi miei compagni commensali. La sua pelle e le sue lentiggini ricordavano in me momenti passati che la mera sete non può cancellare. L’avvicino, la osservo e noto con mio macabro stupore l’indiscutibile somiglianza con il lignaggio Allen.

...si muoveva con grazia 
tra le fauci pregustanti 
dei lupi miei compagni commensali. 

“Elinor...” esclamai con un filo di voce, ed avvicinandomi alla sua pelle candida dentro di me sentii risvegliarsi un tepore che avevo creduto smarrito all’interno della mia vuota anima. Bastò un suo sguardo per stringerla a me, noncurante dei suoi aguzzi interlocutori, notai come la sua calda espressione di stupore ripercorse in me le memorie di una donna che in cuor mio ancora amavo. Con zelo ma rinfrancante gentilezza le chiesi di seguirmi durante il maestoso suono dell’allora celebre Sergej Rachmaninov che in quei minuti precedenti faceva vibrare d’arte le grandi finestre di cristallo del palazzo.
Raggiunsi la sala abiti dove con fretta posi la mia giacca al suo corpino da sera e la convinsi ad abbandonare assieme a me l’opera al culmine della sua conclusione, stranamente mi seguì...
Al momento in cui raggiunsi la prima carrozza delle tante disponibili al servizio degli invitati, proprio al di fuori dell’ampio giardino, il mio compagno mi raggiunse velocemente e frastornato, osservando la donna che avevo sottratto al banchetto mi guardò con rammarico, ma scorgevo anche, in lui, parte dello stupore che albergava nel mio animo. Senza proferirmi parola rimase immobile, mentre i cavalli erano battuti dalla frusta.


Ero confuso e trascorsero giorni in cui l’indifesa Jeanette mi urlava contro il suo malumore mentre rilegata alla scrivania del mio ufficio batteva la porta cercando di attirare la mia attenzione. Le consegnavo ogni sera pane, acqua e formaggi senza riuscire a comunicare con lei, ma fu solo quando lasciai scivolare sul parquet le vecchie foto sbiadite ritraenti la figura della sua amata madre Elinor assieme al suo affascinante rapitore, che ella tacque minuti che mi parvero decenni.
Inutile ricordare che il calore percepito in me stava man mano facendomi divenire folle, ed i miei dubbi quanto al destino della figlia appena incontrata si facevano ogni notte sempre più strazianti. Tanto non avrei permesso che quella donna fosse divenuta preda dei miei nuovi Fratelli, quanto non avrei mai accettato di condividere con essa la vuota realtà che affligge la mia anima.


Sarei potuto fuggire assieme a lei, viaggiare l’intero continente e fare tesoro di ogni momento trascorso al suo fianco, ma questo non avrebbe mai risolto il problema della differente natura che ci apparteneva. Ero solo, e destinato a vederla soffrire se fossi rimasto in questa città. Jeanette prima di esser liberata dall’inaspettato amore del suo vero padre chiese la sua attenzione un’ultima volta. Mi consegnò con immane tristezza il leggero orologio da taschino che vincolato ad una catenina d’argento le adornava il collo. Mentre lo slacciava mi osservava in lacrime ed al contempo confusa di come il mio aspetto non fosse cambiato nel corso di questi tristi anni d’assenza.

...attraversavo la lunga passerella di marmo 
dell’Elysium londinese. 

Senza ulteriori domande, allacciai la preziosa memoria sotto al mio capo e me ne andai con vivo ancora il calore percepito sulle mani di quella meravigliosa creatura. Raggiunsi a breve il mio compagno che, fingendosi stupito dinanzi ai nostri potenti alleati, chiese espressamente a corte di occuparsi personalmente dell’accaduto. Fato ha voluto che la posizione rivestita dal mio vecchio amico fu sufficiente a placare le momentanee ire maturate dai gemelli Hughes, i quali mi scrutavano in lontananza con fare a dir poco minaccioso mentre, accompagnato da Radovid, attraversavo la lunga passerella di marmo dell’Elysium londinese.


Sotto consiglio e dispiacere di quest’ultimo sono stato costretto ad allontanarmi nuovamente dalla mia città natale, ed è per esattezza tra due ore che la vecchia odiata locomotiva Stephenson, ancora inesorabilmente in uso nella sua versione moderna, mi dirigerà al porto che tanti anni fa convalidò la mia trasferta nella remota isola della sventura.
Questo è esattamente tutto ciò che con l’inesorabile trascorrere dei miei restanti lunghissimi anni, non vorrò dimenticare.



Sinceramente
Aaron Kenith Palmer

2 commenti:

  1. Il miglior BG che mi sia mai capitato di vedere, e di far giocare! Se fossero tutti fatti così la profondità della narrazione della storia stessa ne guadagnerebbe tantissimo in atmosfera e profondità.

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