...Al suono di "Fido" il puzzo della camera svanisce in sottofondo nelle menti di Mario e Roy, al centro dei loro pensieri c’è ora una rappresentazione teatrale molto romantica del loro futuro dolore...
La sesta scena vede i nostri eroi di nuovo nelle stanze del potere, a tentare di difendere le loro non-vite in Vampire: the Masquerade.
I riassunti sulla solita pagina RPG in Progress, per il download del pdf completo clicca qui.
Scena 6 Abbraccio diplomatico
Il viaggio verso il Rack è silenzioso. I due vampiri hanno appena avuto un contatto con i Cainiti più antichi della città e sembrano tutti intenzionati a tagliargli la testa, chi più chi meno.
Roy e Mario contemplano il tempo rimasto alle loro esistenze e l’unica conclusione la trova il Gangrel: “Vampiri immortali ‘sto par de palle”.
Arrivati al locale, il Blackout, i vampiri trovano l’estroverso vampiro pronto ad attenderli, lo avevano avvertito in macchina con un SMS. In mezzo al caos, le luci, la musica pesante ad alto volume, i corpi danzanti che si scambiano il sudore Chichi spicca seppur seduta al tavolino, attorno a lei il silenzio è, se non udibile, evidente alla vista.
“Tesori, siete tornati!” esordisce la voce ad alta frequenza del Fratello. Questa non da più fastidio come prima alla coppia di vampiri, ora l’ascoltano come l’unica voce che potrà salvarli, forse.
“Io ho fame, molta fame” lamenta Mario con decisione, senza salutare. Alla richiesta Chichi risponde con uno schiocco di dita, quasi impercettibile nel frastuono della sala. Si avvicina prontamente un ragazzo dello staff con tre calici in mano colmi di prezioso liquido rosso. Mario e Roy li riconosco da lontano dall’odore.
“Bevete pure” Li esorta Chichi appena poggiati i bicchieri sul tavolo. Mario tracanna il suo bicchiere come se non vedesse sangue da anni, “Non ho molta fame...” suona il rifiuto di Roy, dopo aver annusato il bicchiere con diffidenza.
Chichi riprende: “Bene, siete ancora vivi, è già qualcosa, che sappiamo di quel brutto ometto che ci spiava?”
Roy: “Era un ghoul degli Anziani, non so precisamente di chi, ma adesso non abbiamo alternative che seguire la tua rivoluzione.”
Chichi: “Avete fatto presto a decidere...”
Mario sbotta sottovoce: “Quando tutti ce vogliono ammazza’ me pare pure normale”
Chichi: “?”
Roy: “Il progetto Livello 11, lo conoscevi?” l’espressione corrugata di Chichi risponde per lei, Roy continua: “I Primogeniti Gangrel, Nosferatu, Brujah e Ventrue vogliono distruggere tutti i vampiri di dodicesima generazione presenti in città”
Chichi, spensieratamente, risponde: “Non vi preoccupate... ci vorrà un po’ prima che mettano d’accordo tutti gli Anziani, avete ancora qualche mese prima di raggiungere la Morte Ultima.”
Roy: “Grazie dell’incoraggiamento, ora dicci qualcosa sulla bambina.”
Chichi mette la mano davanti la bocca e assume un’espressione tipo stupida bionda: “Bambina?”
Roy fa in tempo ad attivare la Disciplina di Auspex e leggere l’aura al suo interlocutore per notare la forte tensione presente nell’animo del Cainita, nel preciso momento di quell’ultima singola parola. Quindi la esorta: “Non prenderci in giro dai, non puoi non sapere nulla.”
“Ma se vi faccio sapere troppo correrete dei rischi maggiori di quelli attuali, capitemi. Vi posso dire solo che è il nodo del problema, questa bambina sembra essere la causa del delirio anziano, è ciò che li rende così paranoici da circa 10 anni”.
Mario: “È un po’ poco così. Che altro possiamo sapere? Chi la comanda questa rivoluzione?”
“Qualcuno di molto Anziano, ma non è romano. Ma basta con le domande, non posso dirvi di più, l’unica cosa che potete fare ora è tornarvene alla vostra non-vita quotidiana, aspettando che vi contatti con le prime istruzioni.”
“Ehm, potrei avere una altro bicchiere di sangue per favore?” Chiede Mario con il calice di Roy in bocca. Senza dar ulteriori risposte il Toreador si alza e lascia il tavolo.
Chiede Roy: “Ora che si fa?” Mario: “Si va a cena.”
Così dicendo i due si alzano dal tavolo e iniziano la loro caccia. Pur trovandosi nel Rack, il luogo per convenzione adibito al nutrimento della popolazione vampirica, la caccia di cibo non è semplicissima. Innanzi tutto, in quel particolare Rack, è severamente vietato uccidere i mortali per il proprio nutrimento, quindi ci si deve limitare a succhiare massimo un litro di sangue per persona. Secondo poi vanno scelte bene le proprie prede per evitare di trovarsi strafatti per il resto della notte di qualche droga di seconda categoria. Terzo: il pasto va consumato isolati dalla folla per preservare la Masquerade. La preda non è poi un gran problema, grazie alla capacità dei vampiri di rimarginare i fori del proprio pasto sui mortali scelti, nessuno di questi ha mai il coraggio di denunciare la curiosa esperienza, chi ci prova viene solitamente preso per matto.
Roy si sfama in due ore di tempo, Mario invece, per via delle sue scarse doti sociali, si trova ancora con una gran fame. Stufo di cacciare opta per la tattica dello scoiattolo che scassina il distributore di noccioline: va dal “cameriere” di Chichi e chiede due calici della bevanda che aveva provato precedentemente al tavolo. Il ragazzo sembra non capire di cosa parli fin quando non vede 50 euro, le ultime risorse di Mario, sotto il proprio naso. Così anche il Gangrel riesce a placare la propria fame, seppur in parte.
Dopo un’ulteriore ora si ritrovano davanti l’uscita “Beh, ormai la notte è quasi finita...” - “Già, meglio andare a casa, ho delle cose da fare” concorda Mario.
Ognuno con il proprio mezzo torna nel rispettivo rifugio, Roy nelle Catacombe di Domitilla, Mario a casa sua, dove si mette a lavoro sul proprio motorino.
“Bentornato Roy...” esordisce Tiberio nel laboratorio.
“Ah, ciao Tib...” Risponde l’Infante.
Tib: “A parte il fatto che gia conosci la mia repulsione per quell’abbreviazione ma, parlando d’altro: cos’hai combinato questi giorni per meritarti la Morte Ultima?”
“Morte?” Roy finalmente presta piena attenzione al Sire.
“Già, è la richiesta di Agonìa in persona per te e il tuo amico. Sembrava parecchio adirato per via delle vostre chiacchere su ciò che avete detto d’aver visto nelle fogne. Sembra vi aspetti un processo simile a quello che ha subito la Coterie di Brujah ieri notte.”
Mario arriva nel proprio appartamento, trascinandosi il motorino per le scale del palazzo fino ad entrare nel salotto con il proprio mezzo. Quello che era stato una volta un luogo per il consumo di momenti sociali è ora uno spazio adibito a officina, dove il Gangrel passa il proprio tempo libero nel mondo dei motori. Inizia a lavorare sul proprio Malaguti “Questo motorino è più vecchio del Principe, vediamo di pimparlo un p...” il suo pensiero è interrotto dalla suoneria del cellulare: è Benito. Lascia il lavoro e risponde al proprio mentore: “Pronto, che succede?” - “Ahahah!” la risata isterica del Vicesceriffo “Ma che avete combinato tu e quell’altro?! Vi siete fatti proprio un gran bel nemico con la vostra linguaccia, complimenti!”
“Aspettaaspettaaspetta” Mario non capisce “Che stai a dì? Che nemico? Che linguaccia?” - “Parlo di Agonìa, è andato su tutte le furie per le calunnie che siete andati a dire in giro a proposito del suo dominio: le fogne”.
Mario non è un Cainita stupido anzi, è in grado di trovare soluzioni a cui spesso nessun mortale medio riesce ad arrivare. Il suo unico problema è la predilezione, tra il pensiero e l’azione, del secondo tra questi.
“Ma io quelle cose le ho viste veramente, mandate qualcuno a controllare!” risponde adirato.
Benito: “Beh, è la tua parola contro quella di un Primogenito, puoi ostinarti ad accusarlo di alto tradimento o puoi ritrattare la tua versione, sta a te scegliere come morire. Quanto ad andare a controllare... Dubito troveresti nemmeno un Malkavian disposto a entrare in un tombino romano.”
Mario: “Quindi sono morto.”
Benito: “Non ancora, hanno chiesto il solito processo con presunzione di colpevolezza, ma potete evitarlo: sono riuscito a farvi ottenere una Lextalion” - “Una che...?”
“Una Lextalion: una prova che dovrete affrontare per dimostrare d’essere ancora fedeli alla Setta. Domani sera presentati all’Elysium al più presto, Agonìa ti dirà cosa fare. Sempre che tu non continui a parlare delle allucinazioni avute nel suo dominio...”
Qualche attimo di silenzio, il tempo necessario a Mario per non agire: “Ricevuto, domani vado” - “Mi devi ancora le chiappe, stai attento, buona giornata” Tlack! Fine della chiamata.
“Cheppalle essere un vampiro!” l’unico pensiero di Mario, alché torna a dedicarsi per il tempo restante al suo F-10 Malaguti.
La sera successiva i due Cainiti, coscienti di non essere ancora morti del tutto, si dirigono all’Elysium. Roy nella sua Bravo devastata accompagnato da Tiberio, Mario sul suo Malaguti pluridecennale che ora arriva a fare i 100 km/h grazie al lavoro della notte precedente. I personaggi si incontrano all’ingresso del Colosseo, si salutano e cercano entrambi di capire cosa l’altro sappia. Concluso che ambedue non sanno nulla entrano. Tiberio li guida negli apparentemte antichi cunicoli del Colosseo: per essere solo delle illusioni sono fatti dannatamente bene. Il suolo di terriccio ha un suono sordo alle percosse, le fredde pareti in pietra sembrano anch’esse più dure di qualsiasi illusione, ci sono addirittura delle correnti d’aria che percorrono tutto il dungeon di cunicoli, solo le innaturali fiaccole bianche ricordano ai frequentatori di essere circondati da un’illusione.
Tiberio accompagna i giovani vampiri sino una particolare stanza, dove entrano affrontando un’escursione olfattiva da mettere a dura prova gli stomaci più forti. L’ambiente è scuro, all’angolo un buco sul pavimento che probabilmente si allaccia alle fogne è l’unica flebile fonte di luce, al centro della camera una scrivania Ikea stona con l’arredamento, dietro di questa la fonte principale dell’odore putrescente: Agonìa.
Il Primogenito Nosferatu sembra essere ancora più orrendo visto da vicino, il cranio è deformato seguendo uno spacco al centro della testa, quindi due enormi protuberanze simili a corna si trovano al posto delle tempie. Brandelli di pelle che si staccano in formato lenzuolo lasciano in bella vista le mucose del vampiro che spurgano regolarmente dei liquidi tanto belli quanto profumati.
“Buonasera ragazzi!” Li accoglie la voce catramosa “Sedetevi pure!” In assenza di sedie i due sfortunati vampiri si siedono a terra, sul morbido giaciglio di immondizia, Tiberio rimane in piedi e Gastone li raggiunge in quel momento chiudendo la porta.
“Ora che non manca più nessuno possiamo cominciare” comunica lo Sceriffo.
Agonìa: “Siete riusciti a trovare il coraggio di venire a trovarmi, ammetto d’essere molto sorpreso. Quindi ci tenete molto a fare questa prova.”
“Se l’alternativa è morire...” osa Roy, prendendosi un’occhiataccia del Sire.
“Ma che morire, sappiamo tutti che l’accaduto è solo un’inezia, fosse stato per me non vi chiederei nemmeno la Lextalion, è stato Benito a voler assicurare la vostra fedeltà.”
Roy, sottovoce:”Fosse stato per te ci avresti ammazzati come cani” Spack! Mezzo chilo di energia cinetica si abbatte sul collo del giovane Tremere: un evidente avvertimento del Sire.
“Come prego?” chiede Agonìa. “No... Niente... Stava puntualizzando il suo dispiacere per il nostro errore.” risponde pronto Mario, la puzza di morte gli dona loquacità.
Agonìa: “Quindi avete capito il vostro errore, perché di un errore si è trattato, vero?” - “Siamo certi di aver preso un abbaglio, nelle fogne è impossibile trovare quel che abbiamo creduto di vedere” concordano entrambi i giovani vampiri.
“Bene, adesso potrete recuperare. Dovreste farmi un favorino piccolo piccolo, per voi una sciocchezza: avrei bisogno di parlare con Fido, quindi dovrete portarmelo al tombino che gia conoscete, a Garbatella.”
Al suono di Fido il puzzo della camera svanisce in sottofondo nelle menti di Mario e Roy, al centro dei loro pensieri c’è ora una rappresentazione teatrale molto romantica del loro futuro dolore.
Quel che tutti i Fratelli di Roma sanno è che Villa Borghese è un luogo da evitare accuratamente. In genere i parchi sono territorio dei Gangrel, ma nessuno di loro rivendica la personale proprietà di quel particolare spazio. Questo perché vi abita l’unico licantropo della città, chiamato Fido dalla popolazione Cainita. Questo, non essendo di natura bellicosa, è riuscito a stringere un patto con i vampiri romani: ha promesso di non uscire dal parco di notte e di non dilaniare i vampiri del Clan Gangrel che trova all’interno dello stesso. In cambio i Fratelli della notte non tentano di assassinarlo e rispettano la natura del parco. Questo curioso patto permette ai Gangrel di avere una zona per incontrarsi dove nessun altro vampiro oserebbe avventurarsi.
Roy non l’ha nemmeno mai visto un licantropo, Mario invece l’ha potuto osservare una volta sola, poco prima di fuggire ai robusti artigli di quel pacifico lupino. Evidentemente Fido non prova simpatia per tutti i Gangrel.
“Ehm... Non le pare una cosa... Come dire... Un po’ difficile da fare? Stiamo parlando di prelevare un licantropo e portarlo in città.”
Agonìa ghigna, mostrando un sorriso da dar lavoro a dieci studi dentistici: “Difficile? Voi siete due, lui è uno. Siete ben il doppio del vostro obiettivo. E poi tu sei un Gangrel, non mi dire che hai paura di Fido...”
“Nono, solo che... Vabé.” Mario rinuncia a controbattere.
“Quindi è deciso” conclude il Nosferatu “Fra un’ora e mezza me lo porterete a Garbatella” - “Un’ora e mezza?!” sbottano entrambi “È un licantropo, non un bambino. Solo per arrivare a Villa Borghese ci metteremo mezz’ora.” La risposta è beffarda: “È un motivo in più per sbrigarvi ad andare.”
I due si alzano bruscamente ed escono dalla stanza senza salutare, consci che il compito affidatogli è solo un modo diverso per ammazzarli: nessun vampiro così giovane è in grado di affrontare un qualsiasi lupino.
Percorrono i corridoi a ritroso per uscire dall’Elysium, prima di farlo incrociano la Coterie degli Intoccabili che li schernisce appena li vedono. Questa Coterie in città è considerata il futuro di Roma. Appartengono ai Clan più influenti: quelli dei Ventrue, Toreador, Nosferatu e Tremere. Quattro Neonati che non hanno mai affrontato missioni di sfoltimento e non hanno mai sbagliato nel servire gli anziani. Roy si avvicina a Ottone, il Tremere: “Attento che a forza di leccare la lingua diventa nera...” - “Ahah, presto sarai tu ad assomigliare a un carboncino” La risposta del Fratello.
“In effetti...” pensa Roy “...è verosimile la mia dipartita entro stanotte.”
Mario e Roy sorpassano la Coterie strafottente, quando Roy, sull’uscio, tenta l’ultima parola: “Comantani con lo scappellamento?” - “Che?!” Risponde l’incauto Tremere. Ma ormai i due personaggi sono gia usciti dall’Elysium e solo facendo attenzione si può udire la voce di Mario che non risparmia l’infantile volgarità.
Il viaggio verso il Rack è silenzioso. I due vampiri hanno appena avuto un contatto con i Cainiti più antichi della città e sembrano tutti intenzionati a tagliargli la testa, chi più chi meno.
Roy e Mario contemplano il tempo rimasto alle loro esistenze e l’unica conclusione la trova il Gangrel: “Vampiri immortali ‘sto par de palle”.
Arrivati al locale, il Blackout, i vampiri trovano l’estroverso vampiro pronto ad attenderli, lo avevano avvertito in macchina con un SMS. In mezzo al caos, le luci, la musica pesante ad alto volume, i corpi danzanti che si scambiano il sudore Chichi spicca seppur seduta al tavolino, attorno a lei il silenzio è, se non udibile, evidente alla vista.
“Tesori, siete tornati!” esordisce la voce ad alta frequenza del Fratello. Questa non da più fastidio come prima alla coppia di vampiri, ora l’ascoltano come l’unica voce che potrà salvarli, forse.
“Io ho fame, molta fame” lamenta Mario con decisione, senza salutare. Alla richiesta Chichi risponde con uno schiocco di dita, quasi impercettibile nel frastuono della sala. Si avvicina prontamente un ragazzo dello staff con tre calici in mano colmi di prezioso liquido rosso. Mario e Roy li riconosco da lontano dall’odore.
“Bevete pure” Li esorta Chichi appena poggiati i bicchieri sul tavolo. Mario tracanna il suo bicchiere come se non vedesse sangue da anni, “Non ho molta fame...” suona il rifiuto di Roy, dopo aver annusato il bicchiere con diffidenza.
Chichi riprende: “Bene, siete ancora vivi, è già qualcosa, che sappiamo di quel brutto ometto che ci spiava?”
Roy: “Era un ghoul degli Anziani, non so precisamente di chi, ma adesso non abbiamo alternative che seguire la tua rivoluzione.”
Chichi: “Avete fatto presto a decidere...”
Mario sbotta sottovoce: “Quando tutti ce vogliono ammazza’ me pare pure normale”
Chichi: “?”
Roy: “Il progetto Livello 11, lo conoscevi?” l’espressione corrugata di Chichi risponde per lei, Roy continua: “I Primogeniti Gangrel, Nosferatu, Brujah e Ventrue vogliono distruggere tutti i vampiri di dodicesima generazione presenti in città”
Chichi, spensieratamente, risponde: “Non vi preoccupate... ci vorrà un po’ prima che mettano d’accordo tutti gli Anziani, avete ancora qualche mese prima di raggiungere la Morte Ultima.”
Roy: “Grazie dell’incoraggiamento, ora dicci qualcosa sulla bambina.”
Chichi mette la mano davanti la bocca e assume un’espressione tipo stupida bionda: “Bambina?”
Roy fa in tempo ad attivare la Disciplina di Auspex e leggere l’aura al suo interlocutore per notare la forte tensione presente nell’animo del Cainita, nel preciso momento di quell’ultima singola parola. Quindi la esorta: “Non prenderci in giro dai, non puoi non sapere nulla.”
“Ma se vi faccio sapere troppo correrete dei rischi maggiori di quelli attuali, capitemi. Vi posso dire solo che è il nodo del problema, questa bambina sembra essere la causa del delirio anziano, è ciò che li rende così paranoici da circa 10 anni”.
Mario: “È un po’ poco così. Che altro possiamo sapere? Chi la comanda questa rivoluzione?”
“Qualcuno di molto Anziano, ma non è romano. Ma basta con le domande, non posso dirvi di più, l’unica cosa che potete fare ora è tornarvene alla vostra non-vita quotidiana, aspettando che vi contatti con le prime istruzioni.”
“Ehm, potrei avere una altro bicchiere di sangue per favore?” Chiede Mario con il calice di Roy in bocca. Senza dar ulteriori risposte il Toreador si alza e lascia il tavolo.
Chiede Roy: “Ora che si fa?” Mario: “Si va a cena.”
Così dicendo i due si alzano dal tavolo e iniziano la loro caccia. Pur trovandosi nel Rack, il luogo per convenzione adibito al nutrimento della popolazione vampirica, la caccia di cibo non è semplicissima. Innanzi tutto, in quel particolare Rack, è severamente vietato uccidere i mortali per il proprio nutrimento, quindi ci si deve limitare a succhiare massimo un litro di sangue per persona. Secondo poi vanno scelte bene le proprie prede per evitare di trovarsi strafatti per il resto della notte di qualche droga di seconda categoria. Terzo: il pasto va consumato isolati dalla folla per preservare la Masquerade. La preda non è poi un gran problema, grazie alla capacità dei vampiri di rimarginare i fori del proprio pasto sui mortali scelti, nessuno di questi ha mai il coraggio di denunciare la curiosa esperienza, chi ci prova viene solitamente preso per matto.
Roy si sfama in due ore di tempo, Mario invece, per via delle sue scarse doti sociali, si trova ancora con una gran fame. Stufo di cacciare opta per la tattica dello scoiattolo che scassina il distributore di noccioline: va dal “cameriere” di Chichi e chiede due calici della bevanda che aveva provato precedentemente al tavolo. Il ragazzo sembra non capire di cosa parli fin quando non vede 50 euro, le ultime risorse di Mario, sotto il proprio naso. Così anche il Gangrel riesce a placare la propria fame, seppur in parte.
Dopo un’ulteriore ora si ritrovano davanti l’uscita “Beh, ormai la notte è quasi finita...” - “Già, meglio andare a casa, ho delle cose da fare” concorda Mario.
Ognuno con il proprio mezzo torna nel rispettivo rifugio, Roy nelle Catacombe di Domitilla, Mario a casa sua, dove si mette a lavoro sul proprio motorino.
“Bentornato Roy...” esordisce Tiberio nel laboratorio.
“Ah, ciao Tib...” Risponde l’Infante.
Tib: “A parte il fatto che gia conosci la mia repulsione per quell’abbreviazione ma, parlando d’altro: cos’hai combinato questi giorni per meritarti la Morte Ultima?”
“Morte?” Roy finalmente presta piena attenzione al Sire.
“Già, è la richiesta di Agonìa in persona per te e il tuo amico. Sembrava parecchio adirato per via delle vostre chiacchere su ciò che avete detto d’aver visto nelle fogne. Sembra vi aspetti un processo simile a quello che ha subito la Coterie di Brujah ieri notte.”
Mario arriva nel proprio appartamento, trascinandosi il motorino per le scale del palazzo fino ad entrare nel salotto con il proprio mezzo. Quello che era stato una volta un luogo per il consumo di momenti sociali è ora uno spazio adibito a officina, dove il Gangrel passa il proprio tempo libero nel mondo dei motori. Inizia a lavorare sul proprio Malaguti “Questo motorino è più vecchio del Principe, vediamo di pimparlo un p...” il suo pensiero è interrotto dalla suoneria del cellulare: è Benito. Lascia il lavoro e risponde al proprio mentore: “Pronto, che succede?” - “Ahahah!” la risata isterica del Vicesceriffo “Ma che avete combinato tu e quell’altro?! Vi siete fatti proprio un gran bel nemico con la vostra linguaccia, complimenti!”
“Aspettaaspettaaspetta” Mario non capisce “Che stai a dì? Che nemico? Che linguaccia?” - “Parlo di Agonìa, è andato su tutte le furie per le calunnie che siete andati a dire in giro a proposito del suo dominio: le fogne”.
Mario non è un Cainita stupido anzi, è in grado di trovare soluzioni a cui spesso nessun mortale medio riesce ad arrivare. Il suo unico problema è la predilezione, tra il pensiero e l’azione, del secondo tra questi.
“Ma io quelle cose le ho viste veramente, mandate qualcuno a controllare!” risponde adirato.
Benito: “Beh, è la tua parola contro quella di un Primogenito, puoi ostinarti ad accusarlo di alto tradimento o puoi ritrattare la tua versione, sta a te scegliere come morire. Quanto ad andare a controllare... Dubito troveresti nemmeno un Malkavian disposto a entrare in un tombino romano.”
Mario: “Quindi sono morto.”
Benito: “Non ancora, hanno chiesto il solito processo con presunzione di colpevolezza, ma potete evitarlo: sono riuscito a farvi ottenere una Lextalion” - “Una che...?”
“Una Lextalion: una prova che dovrete affrontare per dimostrare d’essere ancora fedeli alla Setta. Domani sera presentati all’Elysium al più presto, Agonìa ti dirà cosa fare. Sempre che tu non continui a parlare delle allucinazioni avute nel suo dominio...”
Qualche attimo di silenzio, il tempo necessario a Mario per non agire: “Ricevuto, domani vado” - “Mi devi ancora le chiappe, stai attento, buona giornata” Tlack! Fine della chiamata.
“Cheppalle essere un vampiro!” l’unico pensiero di Mario, alché torna a dedicarsi per il tempo restante al suo F-10 Malaguti.
La sera successiva i due Cainiti, coscienti di non essere ancora morti del tutto, si dirigono all’Elysium. Roy nella sua Bravo devastata accompagnato da Tiberio, Mario sul suo Malaguti pluridecennale che ora arriva a fare i 100 km/h grazie al lavoro della notte precedente. I personaggi si incontrano all’ingresso del Colosseo, si salutano e cercano entrambi di capire cosa l’altro sappia. Concluso che ambedue non sanno nulla entrano. Tiberio li guida negli apparentemte antichi cunicoli del Colosseo: per essere solo delle illusioni sono fatti dannatamente bene. Il suolo di terriccio ha un suono sordo alle percosse, le fredde pareti in pietra sembrano anch’esse più dure di qualsiasi illusione, ci sono addirittura delle correnti d’aria che percorrono tutto il dungeon di cunicoli, solo le innaturali fiaccole bianche ricordano ai frequentatori di essere circondati da un’illusione.
Tiberio accompagna i giovani vampiri sino una particolare stanza, dove entrano affrontando un’escursione olfattiva da mettere a dura prova gli stomaci più forti. L’ambiente è scuro, all’angolo un buco sul pavimento che probabilmente si allaccia alle fogne è l’unica flebile fonte di luce, al centro della camera una scrivania Ikea stona con l’arredamento, dietro di questa la fonte principale dell’odore putrescente: Agonìa.
Il Primogenito Nosferatu sembra essere ancora più orrendo visto da vicino, il cranio è deformato seguendo uno spacco al centro della testa, quindi due enormi protuberanze simili a corna si trovano al posto delle tempie. Brandelli di pelle che si staccano in formato lenzuolo lasciano in bella vista le mucose del vampiro che spurgano regolarmente dei liquidi tanto belli quanto profumati.
“Buonasera ragazzi!” Li accoglie la voce catramosa “Sedetevi pure!” In assenza di sedie i due sfortunati vampiri si siedono a terra, sul morbido giaciglio di immondizia, Tiberio rimane in piedi e Gastone li raggiunge in quel momento chiudendo la porta.
“Ora che non manca più nessuno possiamo cominciare” comunica lo Sceriffo.
Agonìa: “Siete riusciti a trovare il coraggio di venire a trovarmi, ammetto d’essere molto sorpreso. Quindi ci tenete molto a fare questa prova.”
“Se l’alternativa è morire...” osa Roy, prendendosi un’occhiataccia del Sire.
“Ma che morire, sappiamo tutti che l’accaduto è solo un’inezia, fosse stato per me non vi chiederei nemmeno la Lextalion, è stato Benito a voler assicurare la vostra fedeltà.”
Roy, sottovoce:”Fosse stato per te ci avresti ammazzati come cani” Spack! Mezzo chilo di energia cinetica si abbatte sul collo del giovane Tremere: un evidente avvertimento del Sire.
“Come prego?” chiede Agonìa. “No... Niente... Stava puntualizzando il suo dispiacere per il nostro errore.” risponde pronto Mario, la puzza di morte gli dona loquacità.
Agonìa: “Quindi avete capito il vostro errore, perché di un errore si è trattato, vero?” - “Siamo certi di aver preso un abbaglio, nelle fogne è impossibile trovare quel che abbiamo creduto di vedere” concordano entrambi i giovani vampiri.
“Bene, adesso potrete recuperare. Dovreste farmi un favorino piccolo piccolo, per voi una sciocchezza: avrei bisogno di parlare con Fido, quindi dovrete portarmelo al tombino che gia conoscete, a Garbatella.”
Al suono di Fido il puzzo della camera svanisce in sottofondo nelle menti di Mario e Roy, al centro dei loro pensieri c’è ora una rappresentazione teatrale molto romantica del loro futuro dolore.
Quel che tutti i Fratelli di Roma sanno è che Villa Borghese è un luogo da evitare accuratamente. In genere i parchi sono territorio dei Gangrel, ma nessuno di loro rivendica la personale proprietà di quel particolare spazio. Questo perché vi abita l’unico licantropo della città, chiamato Fido dalla popolazione Cainita. Questo, non essendo di natura bellicosa, è riuscito a stringere un patto con i vampiri romani: ha promesso di non uscire dal parco di notte e di non dilaniare i vampiri del Clan Gangrel che trova all’interno dello stesso. In cambio i Fratelli della notte non tentano di assassinarlo e rispettano la natura del parco. Questo curioso patto permette ai Gangrel di avere una zona per incontrarsi dove nessun altro vampiro oserebbe avventurarsi.
Roy non l’ha nemmeno mai visto un licantropo, Mario invece l’ha potuto osservare una volta sola, poco prima di fuggire ai robusti artigli di quel pacifico lupino. Evidentemente Fido non prova simpatia per tutti i Gangrel.
“Ehm... Non le pare una cosa... Come dire... Un po’ difficile da fare? Stiamo parlando di prelevare un licantropo e portarlo in città.”
Agonìa ghigna, mostrando un sorriso da dar lavoro a dieci studi dentistici: “Difficile? Voi siete due, lui è uno. Siete ben il doppio del vostro obiettivo. E poi tu sei un Gangrel, non mi dire che hai paura di Fido...”
“Nono, solo che... Vabé.” Mario rinuncia a controbattere.
“Quindi è deciso” conclude il Nosferatu “Fra un’ora e mezza me lo porterete a Garbatella” - “Un’ora e mezza?!” sbottano entrambi “È un licantropo, non un bambino. Solo per arrivare a Villa Borghese ci metteremo mezz’ora.” La risposta è beffarda: “È un motivo in più per sbrigarvi ad andare.”
I due si alzano bruscamente ed escono dalla stanza senza salutare, consci che il compito affidatogli è solo un modo diverso per ammazzarli: nessun vampiro così giovane è in grado di affrontare un qualsiasi lupino.
Percorrono i corridoi a ritroso per uscire dall’Elysium, prima di farlo incrociano la Coterie degli Intoccabili che li schernisce appena li vedono. Questa Coterie in città è considerata il futuro di Roma. Appartengono ai Clan più influenti: quelli dei Ventrue, Toreador, Nosferatu e Tremere. Quattro Neonati che non hanno mai affrontato missioni di sfoltimento e non hanno mai sbagliato nel servire gli anziani. Roy si avvicina a Ottone, il Tremere: “Attento che a forza di leccare la lingua diventa nera...” - “Ahah, presto sarai tu ad assomigliare a un carboncino” La risposta del Fratello.
“In effetti...” pensa Roy “...è verosimile la mia dipartita entro stanotte.”
Mario e Roy sorpassano la Coterie strafottente, quando Roy, sull’uscio, tenta l’ultima parola: “Comantani con lo scappellamento?” - “Che?!” Risponde l’incauto Tremere. Ma ormai i due personaggi sono gia usciti dall’Elysium e solo facendo attenzione si può udire la voce di Mario che non risparmia l’infantile volgarità.
...to be continued.
"......STO CAZZO!!"
RispondiEliminaRingrazio l'attore coprotagonista per la sua nota di chiarimento al finale di capitolo.
RispondiEliminaUn world of darkness molto romano...